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Nella Giornata Mondiale dell’Acqua, Legambiente FVG rinnova il suo appello a non incentivare più con soldi pubblici la realizzazione di impianti idroelettrici di piccola taglia (fino a 1 MW di potenza) per una produzione “trascurabile” (termine utilizzato nel Report annuale Gestore Servizi Energetici) di energia da fonte rinnovabile e ormai stramatura da un punto di vista tecnologico e strategico.

Dal 2009, l’introduzione degli incentivi alle rinnovabili, fra cui anche l’idroelettrico, ha reso conveniente realizzare impianti su corsi d’acqua minori, quelli più interessanti da un punto di vista ambientale e turistico, il cui sfruttamento non sarebbe in alcun modo conveniente senza il sostegno pubblico.

Tra il 2009 e oggi, sono stati autorizzati e costruiti in Italia oltre 2.000 nuovi impianti idroelettrici fino a 1MW di potenza installata. Molti di questi sono presenti anche in Friuli e molti altri stanno per essere realizzati.

Ma quello che bisogna chiarire è che la produzione di energia da fonte idraulica e la potenza installata sono rimaste sostanzialmente invariate e questi piccoli impianti coprono solo lo 0,2% dei consumi totali di energia mentre gli incentivi all’idroelettrico costano alla collettività circa 1 miliardo all’anno, fondi che andrebbero meglio indirizzati a progetti innovativi e tali da consentire l’uscita dal fossile.

Ciò è avvenuto e avviene in molti casi in violazione della Direttiva Acque (è tuttora aperta la procedura Pilot 6011/2014, che coinvolge anche la nostra Regione e potrebbe portare a un’infrazione comunitaria) e spesso anche della Direttiva Habitat come testimoniato da diverse sentenze. Tuttora, nonostante l’obbligo di una certificazione da parte delle ARPA per ottenere gli incentivi, nell’applicazione pratica, il più delle volte gli impianti non rispettano le prescrizioni del FER e della Direttiva Acque, basandosi solo sulle Direttive Distrettuali non sufficientemente cautelative per quanto attiene la tutela ambientale dei fiumi e del loro bioma.

A fronte di una situazione sempre più grave per i piccoli rii di montagna, Legambiente FVG ricorda che la Strategia UE per la Biodiversità 2030 prevede la rinaturalizzazione di 25.000 km di corsi d’acqua in Europa e questo contrasta con i prelievi a cui sono sottoposti i corpi idrici montani per gran parte del loro corso, a fronte di un plus di produzione energetica insignificante.

Dovrebbero semmai essere avviati interventi di rinaturalizzazione e per il ripristino della continuità idraulica tali da incrementare la biodiversità, la qualità ambientale e paesaggistica degli ambiti fluviali e torrentizi e la stessa sicurezza: serve un cambiamento culturale nell’approccio alla gestione dei corsi d’acqua.

Si pensa forse di fare la transizione energetica continuando a puntare sull’idroelettrico?