A livello nazionale il consumo di suolo, ovvero il fenomeno di perdita delle risorse ambientali dovuta all’incremento delle coperture artificiali, è pari a 2 m2 al secondo, corrispondenti a 15 ettari/giorno e a 56,7 km2/anno.
Sono questi i primi numeri che balzano all’occhio nell’edizione 2021 del Rapporto sul Consumo di Suolo in Italia realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) in collaborazione con Ispra e tutte le Agenzie regionali o provinciali per la protezione dell’ambiente.
A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, ricoprendo ormai il 7,11% del territorio nazionale. In altre parole, ogni italiano ha a “disposizione” 359 m2 di superficie cementata (il valore calcolato per gli anni ’50 del secolo scorso era di 160 m2).
Il Rapporto 2021 si sofferma anche sui potenziali costi per l’ambiente connessi alla continua crescita delle coperture artificiali. Se il consumo di suolo mantenesse la velocità di crescita registrata nel 2020, nel periodo 2012-2030 il costo complessivo potenziale per la perdita di “servizi ecosistemici” sarebbe compreso tra 81 e 99 miliardi di euro.
Inoltre, dal 2012 ad oggi il suolo sottratto alla produzione di alimenti non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km. In altre parole due milioni di volte il giro della terra.
In Friuli Venezia Giulia la situazione appare leggermente migliore rispetto al resto d’Italia, quantomeno per alcuni indicatori. In primo luogo la Regione presenta una percentuale di suolo consumato tra le più alte in Italia (il 7,99%), attestandosi al settimo posto, il che si riflette anche sull’elevato consumo pro capite (525 m2/abitante rispetto alla media nazionale di 359). Tuttavia questo indicatore è solo apparentemente elevato poiché è parzialmente dovuto alla densità di popolazione medio-bassa rispetto al panorama italiano.
L’aspetto sicuramente positivo è rappresentato dal cambio di tendenza rispetto agli anni precedenti. L’incremento percentuale di consumo di suolo dal 2019 al 2020 è, infatti, tra i più bassi d’Italia (0,10%, pari a 65,27 ettari, rispetto alla media nazionale di 0,24%) e si è addirittura dimezzato rispetto al biennio precedente (da 0,20% a 0,10%).
In Friuli Venezia Giulia si assiste quindi a una significativa “frenata” nel consumo di suolo, interpretabile in termini di una migliore gestione del territorio.
A livello comunale, i primi tre Comuni per incremento di consumo di suolo dal 2019 al 2020 sono Udine (5,09 ettari), San Giorgio di Nogaro (4,02 ettari) e Faedis (2,66 ettari). Rapportando invece il consumo di suolo con l’estensione territoriale, il Comune più “consumato” è Monfalcone (45,9%), seguito da Udine (42,4%) e Pordenone (40,6%).
Tra le buone notizie, nel biennio 2018-2019 diminuisce, rispetto al precedente biennio, la percentuale di consumo di suolo per attività di logistica e distribuzione organizzata (fabbricati, piazzali, strade di accesso ai grandi poli, etc.), è pari a 1,50% rispetto al 3,31% della media del Nord Est.
Infine, il Rapporto SNPA evidenzia come in Friuli Venezia Giulia il consumo di suolo nelle aree protette è tra i più bassi d’Italia, assieme a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.