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Una nuova laurea triennale incentrata sui temi della sostenibilità dei processi industriali e sullo sviluppo di tecnologie per il controllo e riduzione dell’impronta ambientale e climatica dei processi industriali, che preparerà laureati da inserire in aziende di varie dimensioni, con funzioni che spaziano dal controllo e gestione di aspetti ambientali di processo all’identificazione e formulazione di modifiche per favorirne la transizione verso la sostenibilità. Sono gli obiettivi del nuovo percorso formativo in “Ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale” (L-09) che sarà avviato dal dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura dell’Università di Udine dal prossimo anno accademico 2020/21.

 

Il nuovo corso di studi è stato presentato oggi, in una conferenza stampa online, dal rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, con il direttore del dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura, Marco Petti, e il referente del nuovo corso di laurea, Alessandro Trovarelli, assieme a tre testimonial: Marco Fantoni, responsabile produzione del gruppo Fantoni, Adriano Luci, presidente del Gruppo Luci, e Anna Lutman, direttrice tecnico scientifica dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) del Friuli Venezia Giulia.

 

Il corso di laurea si avvale, infatti, di un Comitato di indirizzamento, che, in un costante periodico confronto con l’ateneo, potrà fornire utili riscontri per la sua evoluzione futura. Vi fanno parte gli Ordini degli Ingegneri di Udine, Pordenone e Gorizia, Confindustria Udine, Unione Industriali di Pordenone, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Udine e Pordenone e Arpa Friuli Venezia Giulia.

 

Il nuovo corso di laurea

 

La caratteristica dei laureati triennali in Ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale, rispetto a quelli delle altre lauree triennali appartenenti alla stessa classe presenti sia nell’ateneo di Udine che nell’area geografica di riferimento, sarà la capacità di integrare i metodi propri dell’ingegneria industriale di processo con le tecnologie specificatamente orientate alla sostenibilità e al miglioramento dell’impronta ambientale dei processi stessi. I laureati saranno in grado di inserirsi nelle realtà produttive con la capacità di gestire, ottimizzare, supportare la progettazione e l’innovazione dei processi produttivi, salvaguardando l’ambiente e il consumo di risorse.

 

Questa figura professionale dovrà sviluppare la capacità di lettura e interpretazione del contesto ambientale quale premessa per ideare, supportare la progettazione e implementare soluzioni ingegneristiche eco-compatibili e sostenibili riguardo a processi e impianti industriali. La conoscenza dei processi di trasformazione dovrà spaziare dai singoli stadi alle loro interconnessioni, dalle materie prime ai prodotti finiti, dalla necessità di trattare gli scarti di produzione all’opportunità della loro valorizzazione, dalla quantificazione alla mitigazione degli impatti, il tutto legato alla comprensione degli aspetti economico-gestionali della produzione industriale.

 

Il corso propone un curriculum di studi tematico, rivolto all’impiego dei metodi propri dell’ingegneria industriale di processo specificatamente orientati allo studio di tecnologie per la sostenibilità e il miglioramento dell’impronta ambientale industriale. Il percorso formativo, in particolare, si articola su due livelli: formazione fisico-matematica e chimico-materialistica (analisi matematica, fisica, algebra, chimica e scienza dei materiali) e con nozioni ingegneristiche di base trasversali (informatica, economia, fisica tecnica, fluidodinamica e macchine); conoscenze fondamentali nell’ambito delle materie caratterizzanti l’ingegneria di processo (impianti e processi, processi di separazione e trattamento effluenti, fondamenti di chimica industriale, termodinamica dei processi, analisi strumentale, energetica, riciclo e recupero dei materiali) con attenzione agli aspetti gestionali.

 

La laurea consente di conseguire l’abilitazione, previo superamento dell’esame di Stato, e quindi l’iscrizione all’albo professionale dei Tecnici del controllo ambientale.

 

Il percorso didattico può proseguire con il conseguimento della laurea magistrale in Ingegneria gestionale (LM-31), percorso “Environmental sustainability”, focalizzando la formazione tecnologico-scientifica dell’ingegnere gestionale sugli aspetti di gestione e innovazione di processo orientati alla sostenibilità.

 

Sbocchi professionali

 

I settori di interesse dell’Ingegnere industriale per la sostenibilità ambientale si estendono dalla gestione e ottimizzazione di processi di produzione, alla trasformazione dell’energia, al trattamento dei rifiuti solidi, al trattamento delle emissioni inquinanti liquide e gassose oltre al controllo della qualità ambientale, della sicurezza e della sostenibilità dei processi. L’Ingegnere industriale per la sostenibilità ambientale è una figura tecnica che può sovrintendere ad attività produttive in ambito ingegneristico, applicando procedure, regolamenti e tecnologie proprie per gestire, organizzare, controllare, garantire l’efficienza, il corretto funzionamento e la sicurezza dei processi di produzione.

 

I settori di impiego spaziano dall’industria manifatturiera e di trasformazione (chimica, petrolchimica, farmaceutica, biotecnologica, energetica, meccanica, metallurgica, ecc.) – in qualità di personale tecnico a supporto della gestione di processo o di personale tecnico dedicato ad attività di gestione di aspetti di sicurezza ambientale e di processo – a società ed enti pubblici e privati che si occupano di certificazione di qualità ambientale, sicurezza ambientale e industriale, monitoraggio e controllo ambientale, nonché in aziende che gestiscono impianti e infrastrutture di trattamento delle acque, delle emissioni in atmosfera e dei rifiuti solidi, o in studi professionali di ingegneria, come consulente per l’implementazione, lo sviluppo e il controllo di processi sostenibili.

 

La presentazione del corso

 

«La salvaguardia dell’ambiente – ha detto Roberto Pinton – è un tema ineludibile. La transizione verso un’economia sostenibile è un’esigenza sempre più pressante per il sistema produttivo, che deve confrontarsi da un lato con la crescente sensibilità ambientale dei consumatori e dall’altro con vincoli ambientali sempre più stringenti. Per promuovere questa transizione conciliando sviluppo e sostenibilità, come indicato dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, strumento in Italia dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’offerta didattica delle istituzioni accademiche deve sapersi aprire a percorsi di formazione innovativi orientati alla sostenibilità».

 

«Il nuovo percorso di studio è un corso di laurea inserito nella classe “Ingegneria Industriale” esplicitamente orientato all’analisi degli aspetti ambientali della produzione. Questo corso – ha affermato Marco Petti – è una sfida che il mio dipartimento, che ho l’onore e l’onere di dirigere, ha accettato sia perché al suo interno sono presenti docenti in grado di erogare una didattica ad alto livello nei campi dell’ingegneria di processo e gestionale, sia per dare una risposta alla richiesta crescente di figure professionali orientate all’eco-sostenibilità. Produrre in modo efficiente, consumando e inquinando meno, aumenta la competitività e migliora l’immagine ‘green’ delle aziende ed è per questo che sul mercato è cresciuta la richiesta di figure in grado di sviluppare e gestire tecnologie innovative orientate all’impiego efficiente dell’energia e dei materiali, al riuso e al riciclo per la riduzione del consumo di risorse, al controllo e alla riduzione dell’impatto inquinante. Una figura simile è nelle corde del nuovo corso».

 

«Nella realtà regionale, dove la maggior parte delle aziende sono medio-piccole – ha sottolineato Alessandro Trovarelli -, non è possibile disporre di personale dedicato per curare gli aspetti ambientali della produzione. In questo panorama, è necessario formare ingegneri industriali con competenze trasversali in grado di gestire i processi esistenti, migliorandoli e ripensandoli in un’ottica di maggiore sostenibilità e compatibilità ambientale grazie a una formazione universitaria che affonda le proprie radici nell’ingegneria industriale di processo, ma che è anche capace di valutare criticamente gli aspetti ambientali connessi. Questo permetterà di ampliare il concetto di industria 4.0 coniugando i termini di automazione, strategie e qualità della produzione con l’impegno per la sostenibilità».

 

«A testimonianza dell’attualità e della bontà della proposta didattica dell’Università di Udine – ha detto Marco Fantoni – porto l’esempio della conversione sostenibile del processo produttivo dell’MDF (Medium Density Fiberboard, un composito a base di fibra di legno) intrapreso in questi anni dalla Fantoni spa. È stato necessario un vero e proprio ripensamento dell’intera impiantistica, seguendo un percorso intrapreso nel 2014, che ha visto una prima fondamentale tappa nel 2017 e che a breve arriverà a compimento con la partenza di una sofisticata linea di selezione e pulizia di legno riciclato. Tutto ciò consentirà di sostituire l’uso di 280’000 ton/anno di legno vergine con rifiuti, raggiungendo un importante traguardo di economia circolare. Con una spesa prevista di circa 120 milioni di euro questo progetto ha comportato analisi ed investimenti in impianti produttivi, energetici ed ambientali, armonizzandoli con sistemi di controllo e supervisione 4.0.È quindi evidente – ha concluso Fantoni – come l’iniziativa di un corso di laurea sulla sostenibilità dei processi industriali sia del tutto in linea con le esigenze della moderna industria di processo e manifatturiera, oltre che con la filosofia del Green New Deal, che tutti speriamo possa essere una grande opportunità di rilancio degli investimenti in questo momento di grande incertezza economica e sociale».

 

«Siamo molto contenti – ha sottolineato Adriano Luci – che la nostra Università lanci il nuovo corso di laurea, in quanto riteniamo fondamentale la mitigazione tra produzione e sostenibilità senza demagogia ma con scienza e coscienza. Consapevoli dell’opportunità per i nostri giovani e per le nostre imprese, nell’ottica di uno sviluppo veramente sostenibile per l’ambiente. Visione e azione ci dovranno guidare».

 

«Nell’evoluzione della normativa del diritto ambientale, il concetto di sviluppo sostenibile – ha evidenziato Anna Lutman – è diventato uno dei punti cardini dello sviluppo economico stesso. La salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni future ha dato vita all’economia sostenibile. Un approccio non solo multidisplinare, ma anche multiente ormai sta diventando sempre di più un’esigenza, che deve essere colta e sviluppata dagli enti di ricerca e dagli enti territoriali di protezione dell’ambiente. La necessità di formare professionisti che siano capaci di gestire sistemi di processi ambienti concettualmente sostenibili è orami parte centrale e fondamentale dello sviluppo sociale, economico e ambientale di tutte le Nazioni. Questo è il traguardo comune a cui dobbiamo tendere tutti assieme».