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La riconversione della centrale a carbone sulla quale sta spingendo A2A non ha niente a che fare con la sostenibilità ambientale e appare in netto contrasto con le indicazioni dell’Unione Europea energetica che prevede la neutralità climatica al 2050.

Sono molti i punti deboli della proposta di A2A:

  • Innanzitutto, va detto che, come Legambiente va predicando da anni, l’abbandono dell’alimentazione a carbone non è una gentile concessione dell’azienda energetica, bensì un preciso obbligo stabilito dal Piano energia e Clima (PNIEC) e la presa d’atto che questo modello è ampiamente ormai fuori mercato, confermato dal fatto che la centrale è ferma da quasi un anno;
  • La transizione energetica verso la completa decarbonizzazione (che significa abbandonare tutte le fonti fossili, compreso il gas) è del tutto ingiustificabile con la riproposizione di una centrale a gas naturale di 850 MW, quando nella vicina Torviscosa c’è una analoga centrale molto sottoutilizzata ( l’obiezione che il rendimento della nuova istallazione sarebbe più elevato non regge, il bilancio energetico di un nuovo insediamento produrrebbe un saldo probabilmente negativo);
  • La ipotizzata produzione di idrogeno è poco più di una presa in giro: se prodotto da combustibili fossili, come in questo caso, non c’è alcun beneficio in termini di riduzione di CO2, anzi! Nel mese di luglio 2020 infatti, la Commissione Europea ha pubblicato la “A hydrogen strategy for a climate-neutral Europe”, che indica una chiara priorità per la produzione di idrogeno mediante impianti di elettrolisi dell’acqua alimentati da fonti rinnovabili;
  • L’occupazione in questo tipo di impianti, come ammesso dall’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, è di poche decine di addetti e, da questo punto di vista, la nuova centrale non trova giustificazioni.
  • Naturalmente, se oggi siamo in questa situazione, priva di “visione” per un futuro di sostenibilità, si devono stigmatizzare gli atteggiamenti e le prese di posizione di diversi soggetti:
  • In primis A2A, disinteressata nel proporre scelte innovative, anche mettendo in discussione la propria vocazione esclusiva di produttore energetico da grossi impianti;
  • La Regione FVG, che dopo aver cancellato, ad inizio mandato, il tavolo tecnico che avrebbe potuto disegnare scenari in linea con un quadro di sostenibilità ambientale, economica ed occupazionale, si è del tutto disinteressata del problema;
  • Le Organizzazioni sindacali, comprensibilmente preoccupate per la crisi occupazionale, ma incapaci di formulare una propria proposta, accogliendo invece, in maniera acritica, un progetto perlomeno molto discutibile.

Va ricordato inoltre che, nonostante la dichiarazione dell’Amministrazione comunale di escludere ogni ipotesi di polo energetico a Monfalcone, espressa ad inizio mandato anche con un atto amministrativo, https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2018/04/03/news/il-comune-di-monfalcone-citta-fuori-dal-polo-energetico-1.16668130 , oggi le dichiarazioni del Sindaco Cisint sembrano andare in tutt’altra direzione, con aperture preoccupanti nei confronti di A2A che non escludono una riconversione a gas della centrale. Se non è un polo energetico una centrale da 850 MW…

Legambiente del Friuli – Venezia Giulia APS

Legambiente circolo “Ignazio Zanutto” APS Monfalcone