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Si è tenuta oggi, martedì 1 dicembre, in diretta streaming (*) la presentazione del primo Rapporto Nazionale sulla qualità dell’aria in Italia che offre interessanti spunti di analisi anche per il Friuli Venezia Giulia. Di particolare interesse lo studio svolto da Arpa Friuli Venezia Giulia e Arpa Umbria sulla presenza di particelle di toner e di microplastiche disperse in aria.

La pubblicazione, realizzata da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale assieme a tutte le Agenzie regionali o provinciali per la protezione dell’ambiente, descrive lo stato e il trend dell’inquinamento atmosferico in Italia nel periodo 2010–2019 e contiene una serie di monografie di approfondimento utili alla comprensione dei fenomeni e delle tendenze in atto.

A livello nazionale il rapporto evidenzia nel periodo 2010-2019 un complessivo miglioramento delle concentrazioni di PM10, PM2,5 e NO2, seppure permangono delle criticità per quanto riguarda soprattutto i superamenti giornalieri delle concentrazioni di PM10. Nel 2019 si sono infatti verificati superamenti del valore limite giornaliero del PM10 e del PM2,5 in diverse regioni del paese e sussistono anche superamenti del valore limite annuale dell’NO2. Il rapporto nazionale conferma, inoltre, per l’ozono il mancato rispetto dell’obiettivo a lungo termine su tutto il territorio nazionale.

Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia il rapporto evidenzia quanto già noto ed ampiamente diffuso nelle numerose relazioni periodiche elaborate da Arpa FVG. In dettaglio, il numero di giorni con superamento del PM10 sono elevati nella fascia di confine con il Veneto, che risente molto delle caratteristiche morfologiche e climatiche della Pianura Padana, mentre sulla rimanente parte del territorio regionale, i giorni di superamento di PM10 sono inferiori alle soglie previste dalla normativa.

Su tutta la regione anche il valore medio annuo di PM10 è inferiore ai 40 microgrammi/m3; analogamente il valore medio annuo del PM2,5 risulta già inferiore ai 20 microgrammi/m3, limite che entrerà in vigore con il 2020. Nella zona montana il PM10 presenta dei valori già oggi in linea con i più restrittivi obiettivi fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS): meno di 3 giorni all’anno con più di 50 microgrammi/m3 di polveri e un valore medio annuo inferiore a 20 microgrammi/m3.

Per gli ossidi di azoto il rapporto nazionale rileva che 10 regioni rispettano il valore limite annuale di 40 microgrammi/m3 in tutti i punti di controllo. Tra queste anche il Friuli Venezia Giulia dove nel decennio 2010-2019 è stata misurata una riduzione degli ossidi di azoto compresa tra il 2 e il 6%.

Le criticità sono fondamentalmente ascrivibili all’ozono, un inquinante la cui presenza non è collegata direttamente a una specifica fonte emissiva, ma che si produce in atmosfera a seguito di complesse reazioni fotochimiche. Per questo inquinante in quasi tutto il territorio nazionale, compreso il Friuli Venezia Giulia, si verifica il superamento dell’obiettivo OMS per la protezione della salute umana (più di 25 giorni con più di 120 microgrammi/m3); inoltre sul territorio nazionale in 70 stazioni su 93 è stato rilevato il superamento OMS del valore obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione. Di positivo in Friuli Venezia Giulia c’è il fatto che non sono mai state superate nel 2019 le soglie di informazione e di allerta.

Oltre all’analisi degli inquinanti classici nel rapporto nazionale sono inseriti diversi approfondimenti sulla qualità dell’aria realizzati dalle Arpa regionali. Di particolare interesse quello svolto dalle Arpa del Friuli Venezia Giulia e dell’Umbria sulla presenza di particelle di toner e di microplastiche disperse in aria. L’analisi effettuata dalle due Agenzie regionali per l’ambiente è stata eseguita sui campioni raccolti per l’analisi di polline prelevati in 5 diverse città: Trieste, Lignano Sabbiadoro, Pordenone, Tolmezzo e Terni.

Per il toner si tratta di un campo di indagine innovativo. Nella letteratura scientifica sono presenti solamente studi sulla presenza di questa polvere in aree confinate e la maggior parte di questi lavori tende tuttavia ad escludere gravi danni alla salute, pur avendo le particelle di inchiostro dimensioni compatibili con le PM10.

Nei campioni di polline osservati son rilevabili granuli di toner colorato (giallo, ciano e magenta) in quantità dell’ordine di meno di un granulo al metro cubo al giorno. La frazione quantificabile è solo quella colorata, poiché la componente nera, sicuramente presente, non è possibile valutarla con precisione per la somiglianza con le particelle di polvere provenienti dai processi di combustione delle biomasse. Questi dati fanno supporre che a livello del suolo la concentrazione di residui di toner sia maggiore in prossimità di sorgenti (uffici, copisterie, negozi, eliotecniche) o all’interno di edifici con presenza di stampanti non adeguatamente isolate o di toner esauriti non correttamente stoccati per lo smaltimento.

Nei vetrini analizzati è stata rilevata anche la presenza di microplastiche di dimensioni comparabili con i frammenti rinvenuti in campioni di acqua marina. Tali microplastiche sospese nell’aria presentano in generale classi dimensionali nettamente superiori a quelle tipiche del PM10.

Sia la presenza di toner che di microplastiche in aria ambiente risulta nel complesso modesta. Lo studio su questi inquinanti, a prescindere dagli eventuali effetti sanitari attualmente oggetto di ricerca scientifica, è servito a testare le capacità delle Agenzie per l’ambiente ad individuare nell’atmosfera anche sostanze nuove e non previste o prevedibili nei classici panel analitici.

(*) https://www.snpambiente.it/2020/11/26/presentazione-report-snpa-la-qualita-dellaria-in-italia/