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La riconversione industriale della Ferriera, con la chiusura dell’area a caldo che nell’aprile scorso ha segnato il primo passo verso la riqualificazione del sito, è stata una battaglia che questa Amministrazione regionale ha vinto, riuscendo a superare la storica contrapposizione tra chi riteneva prioritario tutelare l’ambiente e chi invece resisteva al cambiamento temendo una flessione dei livelli occupazionali. Oggi si può affermare, alla luce dei dati Arpa e dell’Accordo di programma sottoscritto, che sono stati compiuti enormi progressi a salvaguardia tanto dei lavoratori quanto della salute dei cittadini residenti nelle aree limitrofe all’impianto siderurgico. È la valutazione del governatore del Friuli Venezia Giulia compiuta di fronte allo studio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa Fvg) sul comprensorio di Servola nel periodo gennaio-giugno 2020, che evidenzia i cambiamenti seguiti alla chiusura dell’area a caldo dell’impianto siderurgico. Per la Regione, i primi dati emersi dalla relazione confermano come la strada intrapresa sia quella giusta: è un risultato apprezzabile, raggiunto anche grazie all’attivismo di tanti cittadini di Servola i quali, con grande civiltà e senso di responsabilità, riuniti in vari Comitati, non hanno mai smesso di lottare per migliorare le condizioni di vita della loro comunità. Come osservato dall’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, il quadro fornito dai dati Arpa, seppure limitati ai primi mesi successivi alla chiusura di cokeria, altoforno e impianti correlati, evidenziano un miglioramento della qualità dell’aria e la contestuale riduzione delle emissioni rumorose, condizione che consente di compiere un’importante riflessione sull’effettiva entità degli impatti ambientali che l’impianto produttivo produceva sul tessuto urbano circostante e sull’intera città di Trieste. Le sostanze prodotte o legate al processo produttivo risultano, a una prima verifica, oggettivamente ridotte a partire dalle concentrazioni delle polveri sottili PM10, diminuite del 30 per cento, così come la presenza di benzene i cui livelli – in prossimità dello stabilimento – sono attualmente inferiori a quelli registrati nelle aree più trafficate della città. Ugualmente indicativo è il valore del benzoapirene, idrocarburo legato alle fasi di preparazione del coke, di quattro volte inferiore rispetto all’anno precedente e l’analisi di altri inquinanti quali il monossido di carbonio e il biossido di zolfo ridotti nelle concentrazioni medie, anche in considerazione del fatto che, vista la chiusura dell’area a caldo, sono del tutto assenti quegli episodi di picco che generavano disagi olfattivi, più volte segnalati dagli abitanti della zona. Completano un quadro che si configura per l’assessore più vivibile sotto il profilo ambientale, la riduzione del fenomeno di deposizione delle polveri, di quattro volte inferiore rispetto ai valori registrati nel 2019 e la diminuzione delle emissioni rumorose: a distanza di tre mesi, lo scenario acustico appare del tutto mutato, in particolare per quanto riguarda le ore notturne. Il monitoraggio proseguirà per studiare la dinamica degli inquinanti fino ad aprile 2021 per raccogliere i dati necessari a compiere una valutazione complessiva ed esauriente degli impatti ambientali che comprenda un’intera stagionalità e confermi i risultati incoraggianti delle ultime settimane.